Il Cappotto è una di quelle cose che non dovrebbe mancare nell’armadio di nessuno – ma proprio nessuno!
È un capo iconico, versatile e senza tempo: in questo articolo ti racconto la sua storia. E se per caso nel tuo guardaroba non ce n’è nemmeno uno, spero di farti venire la giusta ispirazione per acquistarlo. Il mio consiglio naturalmente è quello di realizzarlo in sartoria!
Origine del cappotto da donna: la douillette
Il cappotto da donna affonda le sue origini nella Francia del 1800.
Nei primi anni del XIX secolo il Corriere delle Dame – una rivista italiana di moda – parlò per la prima volta di douillette, un confortevole capospalla con linee a vestaglia semplici e sobrie realizzato in seta con imbottitura di pelliccia, da indossare come alternativa alle classiche mantelle. Non è difficile immaginare che – dato il pregio dei materiali – questo capo fosse riservato alle signore dell’alta borghesia.
Possiamo quindi dire che la douillette sia stato l’antenato del cappotto da donna come lo immaginiamo noi oggi; affinché però il cappotto femminile diventi un capo popolare – ricalcando la linea di quelli maschili – bisogna aspettare il primo conflitto mondiale.
Evoluzione dei modelli
Come spesso accade, sono le campagne militari a ispirare lo stile dell’epoca: le uniformi degli eserciti nel tempo hanno influenzato molto l’abbigliamento maschile e femminile (basti pensare agli alamari tipici del montgomery o alle fibbie presenti nel trench: entrambi i capi sono di derivazione militare).
Dalla seconda metà dell’800 fino ai primi del 900, i capispalla femminili erano ancora abbastanza diversi da quelli che indossiamo oggi. Erano lunghi fino alle caviglie con maniche ampie e bordature decorative; ne sono un esempio il dolman (ispirato ai capispalla maschili della Turchia), lo spolverino (che aveva appunto la funzione di non far impolverare gli abiti durante i viaggi in automobile) e il cappotto alla cosacca (ispirato ai soldati russi).
Il primo conflitto mondiale fu come uno spartiacque: tutte le donne – da quelle più povere a quelle di buona famiglia – vennero impiegate in attività produttive e sostegno sociale e questo favorì una semplificazione delle linee dei modelli per i capispalla: i cappotti vennero resi più comodi e funzionali, accorciandone la lunghezza e togliendo le varie decorazioni.
La ripresa dopo il conflitto mondiale
Siamo così negli anni ‘20, dove si iniziò a diffondere quello che – anche oggi – è considerato il cappotto classico: stile maschile, essenziale caldo e funzionale, con lo scopo di favorire la libertà dei movimenti.
Fu così fino all’arrivo della Seconda Guerra Mondiale, che determinò nuovamente un avvicinamento allo stile militare: spalle ampie, linee marcate, tagli squadrati. Le tasche erano grosse, così come i colli molto voluminosi. I tessuti erano cupi e scuri.
Dagli anni ‘50 in poi le silhouette diventarono invece più femminili: fu Christian Dior, tra le altre cose, a lanciare la moda di quelli che diventarono i manteaux – capispalla voluminosi e avvolgenti, dalle linee ampie e svasate.
Gli anni ‘60 videro invece la novità dei mini-cappottini, dal taglio a trapezio corti fin sopra il ginocchio, mentre gli anni ‘70 furono l’esplosione dell’unisex: sulle passerelle si vedevano cappotti midi e maxi, trench, blouson e giacconi.
Arriviamo così agli anni ‘80, in cui grazie a Max Mara si diffonde e diventa di tendenza il classico cappotto doppiopetto color cammello in lana e cachemire. Da quel momento in poi il cappotto diventa un must-have per la stagione invernale e il protagonista delle passerelle, proprio come oggi.
Le tendenze del momento
Abbiamo visto come il cappotto nella storia ha subito tante influenze e modifiche; questo non vale solo per lo stile ma anche per i materiali utilizzati. Prima dell’avvento delle fibre sintetiche si utilizzavano lana e cachemire, gabardina di cotone e – in alcuni casi – seta e pellicce.
Con la scoperta e la diffusione di poliestere e nylon, purtroppo è sempre più difficile trovare nei negozi dei cappotti realizzati in fibre naturali al 100%.
Per fortuna negli ultimi anni si sta diffondendo sempre di più la consapevolezza e l’interesse per capi che siano sostenibili e durevoli nel tempo, e di conseguenza sta aumentando la ricerca per capi ben fatti e di qualità.
L’attenzione per i tessuti e le tendenze del momento di modelli oversize ha inoltre favorito il ritorno di capi vintage e di seconda mano: io, le mie sorelle e mia mamma ad esempio abbiamo tanti vestiti, tra cui capispalla e cappotti, delle mie nonne che – al tempo – furono realizzati in sartoria.
Sono capi senza tempo!
Se vuoi realizzare il tuo cappotto su misura, di qualsiasi stile, personalizzato sulla tua figura e adatto ai tuoi gusti, puoi contattarmi via whatsapp al 3332698775, via mail a info@chiaracascioli.com oppure compilando il form di contatto cliccando qui.
E ricordati che da quest’anno l’atelier ha aperto le sue porte anche ai maschietti – solo per cappotti!
A presto,
Chiara