Storia del denim e del blue jeans

Sono pronta a scommettere qualsiasi cosa che tutti voi nel vostro armadio abbiate tantissimi capi d’abbigliamento in denim, e sono convinta che almeno uno di questi sia un jeans: ormai è diventato un pezzo base fondamentale del nostro guardaroba. Ma qual è la sua storia, e come mai è diventato così celebre? Piccolo spoiler:  tutto è iniziato qui in Italia!

La nascita del denim.

Ebbene sì, la storia del denim inizia in Italia nel XV secolo, più precisamente a Genova e nei suoi dintorni. Quella zona del Paese aveva un’economia molto fiorente e il commercio ne era il caposaldo, proprio grazie al grande porto presente nella città. Oltretutto Genova aveva anche una forte tradizione di importazione e di esportazione tessile sin dal Medioevo: lana, seta, fustagno, lino, cotone.

In quel periodo, a Torino si produceva un tipo di fustagno di colore blu che veniva esportato proprio dal porto di Genova, ed essendo un materiale parecchio resistente veniva utilizzato per coprire le merci e per confezionare i sacchi delle vele delle navi.

Sembra che il termine “blue jeans” derivi proprio da “blue de Gênes” che in francese significa Blu di Genova: a quel tempo infatti si usava dare ai tessuti il nome del luogo di produzione.

Secondo altre versioni i tipici calzoni indaco da lavoro resistenti utilizzati dai marinai del porto erano prodotti con tela proveniente da Nimes (città francese), da cui deriva appunto la parola denim (“de Nimes” in francese).

In ogni caso, sembra che la storia del celebre pantalone abbia inizio proprio a casa nostra!

Com’è fatto il denim?

La composizione del denim è 100% cotone ed è caratteristico per la sua resistenza all’usura: questa qualità è data dal fatto che la sua trama non è semplice, bensì ogni filo di trama (quelli orizzontali) passa sotto almeno due fili di ordito (quelli verticali) per creare un’armatura “a saia” diagonale – vedi foto. Nel denim classico i fili di trama sono bianchi e quelli di ordito del tipico blu navy.

Levi Strauss e la nascita del jeans moderno

La storia del jeans moderno iniziò nel 1853 a San Francisco: in quell’anno venne fondata nella città la prima industria di Levi Strauss, dedicata alla realizzazione di capi d’abbigliamento per i cercatori d’oro che in quel periodo lavoravano nelle miniere della California. Il tessuto scomodo di colore blu delle loro uniformi venne sostituito dal denim, molto più pesante, resistente all’usura e sempre di colore blu. Con il passare degli anni vennero aggiunti i dettagli che ancora oggi sono tipici di questo pantalone: i passanti per la cintura, il taschino porta monete e orologio, i rivetti per rinforzare le tasche.

Da “capo da lavoro” a indumento simbolico

Per vedere il jeans come indumento di moda (e non più solo da lavoro) bisognerà aspettare il secondo dopoguerra. A cavallo degli anni ’60, Levi’s iniziò a commercializzare i primi jeans in Europa, e nel giro di pochi anni seguì l’apertura di nuove industrie – famose ancora oggi – come Wrangler e Lee.

È proprio in questo periodo di contestazione sociale che i jeans entrano a far parte della cultura popolare. Grazie a figure come Marlon Brando, Elvis Presley e Bob Dylan diventa il capo d’abbigliamento che rappresenta il mondo giovanile ed il simbolo dell’ “antimoda”: sono gli anni delle grandi rivolte studentesche, dei cortei contro la guerra del Vietnam, del rifiuto delle convenzioni sociali, del Festival di Woodstock (1969) e del flower-power a San Francisco!

Il jeans diventa moda

Con il declino della contestazione alla fine degli anni ’70, varie aziende di moda famose iniziano a produrre a loro volta dei jeans, rendendolo un capo quasi elegante e diffondendo la sua popolarità: diventa il pantalone più portato in assoluto tra i giovani. Grazie alla cultura hippy, è in questo periodo che prendono piede le varie rivisitazioni creative del jeans: a zampa d’elefante, dipinti, sfrangiati,…

Negli anni ’90 poi, con la scoperta dell’elastan, diventano popolari anche modelli skinny per mettere in risalto le forme del corpo e delle gambe.

Oggi il jeans, con tutti i suoi modelli, composizioni e colori, è diventato un capo globalizzato, unisex, adatto a tutte le età, ceti sociali e culture: ha superato la barriera della nazionalità, del sesso, dell’età, del rango sociale e per questo possiamo definirlo il capo inclusivo per eccellenza!

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