Come vestirsi in maniera sostenibile: consigli per una moda green

come vestirsi sostenibile

Questo non sarà l’ennesimo articolo nel quale vi elencherò dati sconcertanti su quanto l’industria della moda sia inquinante e su quanto sia un sistema basato sullo sfruttamento di manodopera a basso costo.
Sono cose che sappiamo, e a questo punto l’ignoranza in materia temo sia imperdonabile: paper, documentari, inchieste, profili social, libri, … di modi per informarsi sull’argomento – anche in maniera sommaria – ce ne sono a bizzeffe.

Così come non serve che vi dica che le collezioni Conscious, Sostenibili (e chi più ne ha più ne metta) dei grandi marchi sono un modo per ripulire la propria immagine e un’altra leva di marketing sui consumatori – altrimenti detto greenwashing.

Quindi cosa si può fare per essere più sostenibili? Come può la moda impattare meno sull’ambiente?
A prescindere da ciò che deve cambiare nel macro – che è un tema troppo vasto per parlarne qui e su cui non ho competenze – vorrei affrontare il tema nel micro, ossia nella nostra quotidianità.

La vera domanda da farsi (molto più pratica che esistenziale) è: “Ma ho davvero bisogno di tutta questa roba?
Perché io penso che tutto parta da qui, dal bisogno indotto di consumare.
“Avere” – qualsiasi cosa, abiti, macchine, beni di lusso, proprietà, … – è lo status symbol della nostra epoca.

Senza filosofeggiare troppo – ché neanche questa rientra tra le mie competenze! – sappiamo tutti e tutte che la risposta è NO. Possiamo vivere bene anche con molto meno.

Acquista abiti realizzati a mano

“Fai presto tu a dirlo… te li fai da sola!”
Questo è vero, però non significa che dobbiamo diventare tutte sarte. Ormai ci sono tantissimi brand sostenibili, di varie fasce di prezzo, che vendono capi a taglie già pronti o che realizzano su misura.

E poi il punto è sempre quello: abbiamo davvero bisogno di un guardaroba da 10000 pezzi? No, probabilmente sarebbe sufficiente avere anche solo il 25%. Ecco che, facendo i conti, comprando meno e meglio, si finisce per spendere la stessa cifra (e sul lungo termine, anche nel risparmiare).

Abbiamo davvero bisogno di comprare abiti nuovi ogni settimana? No, ma la vita media di un capo d’abbigliamento si è ridotta drasticamente. Ormai le cose costano talmente poco e sono così omologate che ci stancano subito!

Non siamo più affezionati a quello che indossiamo, non sappiamo più nulla di ciò che c’è dietro, siamo in grado di attribuire alle cose un valore solamente economico, non abbiamo più cura dei nostri capi (laviamo e stiriamo con superficialità, “tanto è costato solo 5€!).

Il nostro armadio è un tritacarne: entra ed esce roba alla velocità della luce.

Oltretutto, così facendo, abbiamo abbassato in maniera catastrofica i nostri standard di qualità: ma vi sembra possibile che sia diventato impossibile trovare dei maglioni di lana VERA? Che i pigiami con cui andiamo a dormire siano fatti letteralmente di plastica? Che i cappotti e capispalla che indossiamo non durino il tempo di una sola stagione? Che le rifiniture siano così sciatte da rovinarsi con pochi lavaggi?

Io oggi, mentre sto scrivendo questo articolo, indosso una giacca di mia nonna. Se l’è fatta fare su misura dalla sua sarta quando aveva 30 anni – la mia età!
Nonna Rosi è nata nel 1943, dunque – a spanne – questa giacca beige in lana battuta è stata cucita nel 1973. Perciò oggi ha 50 anni. E sembra nuova.

Scegli materiali sostenibili

Oltre all’accuratezza della manifattura è importante valutare il materiale del capo che stiamo acquistando. Sempre nell’ottica del “comprare meno, comprare meglio” un vestito che sia fatto di un buon tessuto confortevole durerà più a lungo, e di conseguenza diminuirà il suo impatto nell’ambiente.
I tessuti naturali sono assolutamente preferibili a quelli sintetici, perché questi ultimi ad ogni lavaggio rilasciano in acqua microplastiche che vanno a danneggiare gli ecosistemi. Dunque una maglietta di cotone è preferibile a una maglietta di poliestere.

Ma attenzione, perché acquistare tessuti naturali non ci mette automaticamente in salvo. Restiamo sull’esempio del cotone: la produzione di questa fibra è una delle più impattanti sul consumo di acqua. La coltivazione di questa pianta richiede enormi risorse idriche: per fare un esempio, in Uzbekistan la produzione intensiva di cotone ha sfruttato in maniera scellerata il bacino del lago Aral e dei suoi affluenti. La superficie del lago si è dimezzata e la sua massa d’acqua è diminuita di due terzi; questo ha determinato un aumento della salinità, causando la scomparsa di fauna e flora. La fiorente industria della pesca di quel luogo è andata in malora, assieme a tutte le persone impiegate in questo settore.

Dunque la soluzione non è comprare magliette di cotone (lino, seta, tencel, canapa,…) anziché di poliestere, ma assicurarsi che il tessuto – anche se naturale – venga prodotto in condizioni sostenibili per l’ambiente e i lavoratori.

E – come sempre – comprare meno!

Fai upcycling dei vestiti che non indossi più

Ogni secondo nel mondo un camion pieno di vestiti viene bruciato in un inceneritore o buttato in discariche a cielo aperto in paesi del terzo mondo.
In Europa, ogni persona, butta via in media 10 chili di vestiti all’anno.
La bulimia dell’acquisto riempie i nostri armadi e – di conseguenza – le discariche.

Una cosa intelligente da fare coi capi che non indossiamo più – magari dopo aver provato a regalarli a qualche familiare o amica – è quella di provare a utilizzarlo per altri scopi; cambiargli forma per sfruttarlo in altri modi.
Un esempio di upcycling potrebbe essere quello di riciclare dei vecchi jeans, creando una borsa o delle tasche per un grembiule. Oppure usare pezze di vecchi vestiti per realizzare una tovaglia. O anche banalmente sfruttare vecchie magliette o camicie di cotone come stracci per le pulizie.

Di esempi e di brand interessanti a riguardo ce ne sono tantissimi; e questa tecnica può essere estesa anche al di fuori del nostro guardaroba. La fantasia aiuta l’ambiente e fa risparmiare!

Nel mio piccolo, una cosa su cui insisto molto è quella di riutilizzare il proprio abito da sposa o da cerimonia dopo un opportuno refashion: cambiare volto e utilizzo al proprio vestito da sposa (o da cerimonia) è un ottimo modo per ricavare un capo nuovo da uno già esistente, senza utilizzare altro tessuto e senza necessità di acquistare un altro abito – che è un vantaggio per l’ambiente e per le proprie tasche!
Per gli abiti molto eleganti (come quelli da cerimonia, da sera, per occasioni/eventi speciali, …) trovo molto intelligente anche ideare un capo in modo tale che possa già essere indossato di nuovo: ho scritto un articolo a riguardo, perché è una cosa a cui tengo in modo particolare. Realizzare o acquistare un vestito per essere indossato solo una volta è davvero uno spreco di risorse ambientali economiche sociali.

Compra abiti vintage o di seconda mano

Negli ultimi tempi abbiamo assistito ad un boom del second-hand e del vintage: sono nate nuove app, negozi e associazioni che permettono di vendere e acquistare abiti, accessori e qualsiasi altra cosa di seconda mano.
Pare che le nuove generazioni si stiano liberando dall’idea che “usato” significhi “brutto, povero, rovinato”. Acquistare cose vintage non è più sinonimo di “accontentarsi” ma di “essere chic, avere personalità”.

Tornando all’esempio della giacca di mia nonna, possiamo renderci conto di come i capi di una volta siano molto più di qualità, tanto da arrivare indenni e praticamente nuovi anche dopo 3 o 4 generazioni. Ecco perché chi si avvicina al vintage, al sartoriale, al fatto a mano difficilmente riesce ad acquistare di nuovo nei negozi di fast fashion o in qualsiasi boutique di pronto moda di un qualsivoglia stilista.

Per avvicinare le persone al mondo della sartoria (non solo finalizzata alle occasioni speciali, ma alla quotidianità) ho pensato ad un servizio di abbonamento: ogni stagione la cliente iscritta avrà un capo su misura scelto da lei, ma avrà la comodità di spalmare il pagamento in rate mensili fisse, usufruendo di uno sconto sostanziale sulla realizzazione degli abiti.
L’ho chiamato Un Anno con Chiara! Per saperne di più, trovi la pagina del sito dedicata a questo servizio.

Se hai delle fonti interessanti o punti di vista da condividere (libri, articoli, film, documentari, personaggi pubblici che fanno divulgazione sul tema, nuovi progetti, …) puoi mandarmeli in DM su Instagram.

Grazie in anticipo!

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